Martedì 4 febbraio - ore 18.00
Sala Marcella Pobbe
Ingresso libero
I Martedì del Conservatorio
Omaggio a Pál Járdányi
in occasione del 100° anniversario della nascita del compositore
Tímea Béres soprano
Antonio Vivian flauto
Enzo Ligresti violino
Gianantonio Viero violoncello
Gabriele Dal Santo pianoforte
Simone Miotto pianoforte
Pál Járdányi
(1920-1966)
Sonatina per flauto e pianoforte (1952)
Antonio Vivian – Gabriele dal Santo
Melodia per violoncello e pianoforte (1959)
Gianantonio Viero – Simone Miotto
Sonata per violino e pianoforte (1944)
Enzo Ligresti – Simone Miotto
Canzoni d’amore (Szerelmi dalok) (1957-58)
Tímea Béres – Gabriele Dal Santo
- Hívó (Invito) – testo di József Bajza
- Este (Di sera) – testo di Theodor Storm
- Ha azt mondják (Chi dirà) – testo di Pernette du Guillet
- Laurához (A Laura) – testo di Mihály Vörösmarty
- Szeretlek (Ti amo) – testo di Lőrinc Szabó
Fiore e farfalla per flauto e pianoforte (1953)
Antonio Vivian – Gabriele Dal Santo
(trascr. di G. Járdányi.: 2016)
Sonata per due pianoforti (1942)
Gabriele Dal Santo – Simone Miotto
Pál Járdányi, uno dei compositori ungheresi più significativi dopo Béla Bartók e Zoltán Kodály, è nato 100 anni fa, il 30 gennaio 1920.
L’enfant prodige studia violino con Ede Zathurezky, pianoforte con György Kósa, e si diploma in composizione con Zoltán Kodály presso l’Accademia di Musica di Budapest, dove giovanissimo diventa professore di solfeggio, folklore e composizione. Tra i suoi allievi si trovano fra gli altri: György Ligeti, György Kurtág, Tamás Vásári, György Melles, Peter Eötvös, Peter Frankl, György Pauk ecc.
Nel periodo dopoguerra Járdányi partecipa con tutto l’entusiasmo alla riorganizzazione della vita culturale e musicale unghere¬se. È membro fondatore dell’Associazione Libera dei Musicisti Ungheresi (di cui viene eletto direttore responsabile; presidente è, ovviamente, Kodály). Lavora molto anche come critico e saggista musicale per diversi giornali. Nel 1956 prende parte ai lavori dell’Associazione degli Intellettuali Rivoluzionari. Si batte con forza contro il regime e per la libertà della nazione, ma con quel profondo senso della giustizia che è stato da sempre il fondamento dei suoi ideali di uomo. La rivoluzione fallisce nel sangue, Járdányi viene cacciato dall’Accademia di Musica, nonostante gli interventi di Kodály.
Trova rifugio nella Sezione di Etnomusicologia dell’Accademia Ungherese delle Scienze, della quale – su indicazione di Kodály – presto diventa direttore. Il cosiddetto “Ordine Járdányi”, questo nuovo sistema di catalogazione risolve definitivamente il problema del riordino dell’immenso patrimonio di canzoni popolari raccol¬te, ed è un successo internazionale. Muore giovane, all’età di 46 anni.
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I MARTEDÌ AL CONSERVATORIO
Martedì 4 febbraio - ore 18.00
Omaggio a Pál Járdányi
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