Martedì 14 gennaio 2020 - ore 18.00
Sala Marcella Pobbe
Ingresso libero
I MARTEDÌ AL CONSERVATORIO
Concerto per la Giornata della Memoria
Orchestra e Coro del Conservatorio di Vicenza
Claudio Martignon direttore
Laura Martelletto maestro del coro
Hanna Kim soprano
Yumin Yang tenore
Diego Castello basso
RICHARD WAGNER (1813-1883)
Preludio da “Tristano e Isotta”
per 3 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, clarinetto basso, 3 fagotti, 4 corni, 3 trombe,
3 tromboni, basso tuba, timpani, arpa, archi
FRANZ SCHUBERT (1797-1828)
Messa n. 2 in sol maggiore. D. 167
per soprano, tenore, basso, coro misto, archi
Kyrie - Andante con moto
Gloria - Allegro maestoso
Credo - Allegro moderato
Sanctus - Allegro maestoso
Benedictus - Andante grazioso
Agnus Dei - Lento
Richard Wagner svolse un soggetto tratto da antichi miti medievali sul tema, proprio del Romanticismo, dell’impossibilità di raggiungere in vita l’appagamento della passione amorosa, e della conseguente necessità per gli amanti di cercarne la realizzazione nella morte che diventa così liberazione ed eterno rifugio. Il lavoro, in tre atti, fu eseguito per la prima volta nel 1865 dopo una lunga gestazione; una sorta di studi preliminari possono essere considerati i cinque Wesendonk-Lieder per canto ed orchestra, che Wagner scrisse fra gli ultimi mesi del 1857 e i primi del 1858. La costruzione della melodia viene qui asservita alla forma “aperta”, ossia un’infinita melodia, impiegando la tecnica del Leitmotiv, consistente nell’associare ad ogni entità di rilievo sul piano drammatico, sia questa rappresentata da un personaggio, da un sentimento o anche da un oggetto, un’idea musicale diversa, che con la sua potenza evocativa conduce immediatamente l’ascoltatore nella situazione psicologica voluta. Un’altra spinta innovatrice all’evoluzione del linguaggio musicale si riscontra sul piano armonico per un uso del cromatismo molto ossessivo, associato alla tecnica della sospensione armonica. Nel Preludio le cadenze non vengono risolte sino alla fine del dramma, che si chiude col canto di amore e morte di Isotta. È una sorta di ondeggiamento perpetuo che lo stesso Wagner, in una lettera a Mathilde Wesendonck, definì «qualcosa di terribile, capace di rendere pazzi gli ascoltatori».
La produzione sacra di Franz Schubert costituisce certamente uno degli aspetti meno frequentati di questo compositore, tanto che si può affermare che solamente le due ultime delle sei Messe scritte dall'autore, in la bemolle e in mi bemolle, appartenenti agli anni della maturità, abbiano trovato una reale circolazione. Le prime Messe sono lavori giovanili, scritti fra i 17 e i 19 anni di età, in un'ottica di consumo che costituiva una proficua esercitazione per un musicista in cerca di affermazione. La personalità inquieta del giovane Schubert non era inoltre ben disposta verso le espressioni ufficiali della religione, pur non mancando di una spiritualità fervente e discreta. Ecco dunque che, nell'applicarsi alle prime Messe, il compositore si attenne sostanzialmente a quello che era lo stile consueto della musica cattolica, ossia quello della messa "concertata" in cui sezioni di impostazione profana si alternano a sezioni di carattere contrappuntistico. Non manca tuttavia anche in queste composizioni quella vena intimistica che già si era ampiamente imposta nella produzione liederistica e cameristica del giovane autore.
La Messa in sol maggiore fu scritta nel marzo 1817, in appena sei giorni. Il Kyrie con la sua dolcezza e delicatezza timbrica, invita al raccoglimento e alla preghiera. Il Gloria e il Credo rispettano gli stilemi festosi e declamatori. Il Sanctus è solenne e si avvale di un Osanna contrappuntistico. Il Benedictus fa ricorso a stilemi pastorali e l'Agnus Dei mostra un’intima serenità, un momento di grande elevazione spirituale che in qualche modo si riallaccia allo Stabat Mater di Pergolesi che aveva dettato legge in tutta Europa per tutto il Settecento.
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Martedì 28 gennaio - ore 18.00
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