Conservatorio di Musica di Vicenza “Arrigo Pedrollo”
Istituto Superiore di Studi Musicali

Concerti ed eventi

I MARTEDÌ AL CONSERVATORIO
Martedì 6 dicembre - ore 18:00
Angelica Selmo - Clavicembalo francese

Clavicembalo
Programma

NICOLAS PANCRACE ROYER
(1705-1755)
PIÈCES DE CLAVECIN (1746)

La Majestueuse, Courante
La Zaïde, Rondeau. Tendrement
Les Matelots. Modérément
Premier & Deuxième Tambourins
L’Incertaine. Marqué
L’Aimable. Gracieux
La Bagatelle
Suite de la Bagatelle
La Remouleuse, Rondeau. Modérément
Les tendres sentiments, Rondeau
Le Vertigo, Rondeau. Modérément
Allemande
La Sensible, Rondeau
La Marche des Scythes. Fièrement


ALESSIO MANEGA (1991)
VENEDIGEN RHAPSODY (2021)


Prefazione di Pierpaolo Rosati
Il contesto storico
È indubbio che il trionfo del clavicembalo si sia verificato intorno alla prima metà del ’700. È certo, inoltre, che l’evento abbia trovato nella «classe1685» un piedistallo quanto mai solido su cui poggiare. Era quello l’anno di nascita che accomunava Bach, Händel e Scarlatti: generazione eccelsa, degnamente accompagnata, in Francia,da Couperin e più tardi da Rameau.
A livello inferiore si collocherebbero i minori, ed è qui che lo storico comincia a farsi incerto e trepido. Anni addietro c’era invero chi
tagliava la materia con l’accetta. Poteva capitare in tal caso di imbattersi esclusivamente nei nomi di Fischer, Fiocco, Daquin e Balbastre. Oggi, un asse franco-tedesco talmente compatto risulterebbe difficile da proporre ad un ascoltatore ben informato. Una visione tanto monolitica esigerebbe quanto meno di essere integrata. A tale istanza gioverebbe la citazione di un homo novus, di una personalità ancora poco nota, dedita anch’essa in misura significativa al clavicembalo.
Ed eccolo il nostro uomo: J.-N.-Pancrace ROYER (1705 ca-1755), l’Autore del Primo libro di pezzi per clavicembalo (1746). Sia dunque il suo nome a rappresentare la nuova frontiera del cembalismo francese del primo XVIII Secolo: nome da valorizzare e da ascoltare con attenzione e consapevolezza, per potergli attribuire lo spessore che gli compete, in tutto degno di un emulo di Rameau. Al lettore che voglia farsene una ragione basti suggerire di procedere all’analisi comparata dei titoli che entrambi i compositori scelsero per i propri morceaux. E tra le tante concordanze, sufficit un caso emblematico: alla Marcia dei Persiani di Rameau (1736) fece riscontro, da una posizione dominante, la più incisiva Marcia degli Sciti di Royer.
È questo il quadro storico che il programma qui proposto vuole integrare e testimoniare. L’intento è quello di fare giustizia di una sotto-valutazione del tutto ingiustificata.

Una Suite d’Autore
La scarna biografia che di lui possediamo lo annovera per la Francia in una élite riservata ai “grandi geni della tastiera”. Stando poi alla
sua Nota d’Autore, è lì che, in prima battuta, si palesa il senso e la direzione entro cui a quel tempo si tesseva il rapporto intercorrente tra teatro e clavicembalo.
Royer in merito pare non lasci margini di dubbio:
nell’interscambio tra palcoscenico e tastiera – così scriveva – è il teatro a rappresentare l’antefatto; la trascrizione per clavicembalo veniva solo dopo, per numerose e valide ragioni: anzitutto, per dare alla musica un format editoriale stabile, con il nome dell’Autore ben in vista. Inoltre, la versione intabulata sarebbe risultata più sintetica e meno costosa a confronto con un ricco allestimento scenico.
Così si spiega che diversi titoli della Suite provenissero proprio dal Teatro (lirico e/o coreutico): ad es. i passi di danza (L’Allemanda e La Vertigine), l’onomatopeia dei mestieri (I Marinai con i Tamburini, e L’Arrotina). Da ultimi, i soggetti teatrali già riconoscibili per tali (La Zaide e La Marcia degli Sciti).
La Bagatella, invece, svolgeva un ruolo a sé stante: un interludio in puro stile “galante”, leggero e gradevole. Al momento importa piuttosto passare alla ricerca di un significato omogeneo per i restanti cinque pezzi. Che descrivono atteggiamenti, stati d’animo, condizioni emotive riscontrate in persone indefinite, tutte declinate al femminile: La Maestosa (in una posizione eminente), e poi L’Incerta, L’Amabile, La …Sentimentale, La Sensibile.
Che dire? Che si tratti di titoli posticci, occasionali, privi di un senso autonomo?
Niente affatto! Quei titoli erano strettamente correlati all’espressività delle relative musiche! Essi disegnavano uno schizzo, un profilo psicologico; alludevano a uno stile, a un portamento connaturale o intenzionalmente adottato. Quelle cinque intestazioni, in tal senso, rappresentavano un vero e proprio studio dei caratteri, un repertorio di movenze e di sentimenti osservati nella specificità dell’indole femminile: persone che meglio sarebbe stato definire personaggi (da palcoscenico). Evidentemente, il rapporto che intercorreva fra teatro e clavicembalo, non già univoco, era invece bilaterale e reciproco: aspetto prima rimasto in ombra ed ora finalmente acclarato. D’altra parte, una considerazione olistica di questo Liber primus può ben essere la seguente: in esso davvero c’è di tutto; trattasi infatti di una miscellanea più che mai eterogenea in cui confluiscono pezzi di varia provenienza. Tale carattere dà alla Suite una valenza magmatica e disuguale. La stessa sequenza dei titoli che la compongono non denota alcun ordine razionale, né per forma né per contenuto.
Spetta al prefatore, se di spiriti didascalici come lo scrivente, pervenire in merito ad una conclusione plausibile. Ed eccola: posta La Bagatella come elemento di cesura, il Primo Libro di Royer si suddivide idealmente in due sezioni: da una parte i pezzi di teatro integralmente trasferiti sulla tastiera; dall’altra, una produzione clavicembalistica che, motu proprio, con i suoi disegni preparatori,lavora per il teatro, cercando di tratteggiare personaggi femminili da trasporre sulle tavole del palcoscenico.

Analisi (e/o psico-analisi) di alcuni brani
La Suite si compone di dodici pezzi con l’aggiunta di due allegati. Ma l’attenzione dello scrivente si concentra solo su tre elementi: a suo avviso, i più rappresentativi, tecnicamente difficili e trasversali nella loro valenza espressiva.

La Maestosa (La Majestueuse).
Scritto in Re m, il brano esprime l’atteggiamento della persona/personaggio che interpreta la sua parte avanzando con sicurezza, al ritmo di una “Corrente” (in ¾). Una cellula minimale, costruita ad arco (croma col punto e semicroma), si moltiplica ad libitum e imprime all’andatura un piglio solenne, altezzoso, aristocratico.
La seconda pagina evidenzia un disegno più mosso; dopo, più contrappuntistico; infine, conclusivo, con la destra che si lancia in alcune volatine di un’ 8va. La prima, nel verso ascendente/armonico, ribadisce la scala tonale (Re m); la seconda, discendente/melodica, trae i suoi materiali dalle note della relativa maggiore (Fa). È in questo modo che Royer contempera talvolta le due modalità mediante una risonanza subliminale, impercettibile all’ascolto ma illuministicamente trasparente alla vista.

L’Amabile (L’Aimable)
Tradurre il titolo con un calco è fin troppo banale. Lo scrivente ne è consapevole e perciò ritiene di doversene scusare. In verità, il verbo aimer in francese copre un’area semiotica più ampia che in italiano. La stesso dicasi de L’Aimable. Potrebbe trattarsi dell’ affascinante o della seducente…! Beninteso, la questione non è solo linguistica; piuttosto, riguarda da vicino la semantica musicale del brano. Ne consegue un pezzo di una raffinata eleganza: quel che velatamente si percepisce è un tenero slancio emotivo, un commosso moto affettivo che, nella parte centrale, si fa ancora più intenso, e che solo nel finale recupera la più cullante atmosfera iniziale, non priva di un’ombra di malinconia.

La Marcia degli Sciti (La Marche des Scythes)
Ben diversa da quella di Royer appare la “Marcia dei Persiani” prodotta da Rameau (“Indie galanti”,1736). Per gli Incas del Perù, ovvero per Rameau, il ritmo di un esercito in manovra, stranamente, può essere un ¾ (!): un esercito evidentemente impigrito dalle mollezze esotiche d’oltre-oceano. Tutt’altra cosa l’incedere militaresco degli Sciti, che subito denotano il portamento di chi, in battaglia, va con un cipiglio fiero e tracotante. D’altronde, già nell’immaginario degli antichi gli Sciti venivano considerati audaci e bellicosi.
La struttura formale, come spesso è dato riscontrare nel nostro Pancrace, è quella del rondeau, con il tipico schema: una sezione che si ripete sempre uguale, intervallata da vari altri elementi Nel complesso il pezzo raggiunge, ritornelli compresi, 225 battute e diviene così il rondò più ampio, e più arduo, della letteratura clavicembalistica francese.

Pierpaolo Rosati


Venedigen Rhapsody (Alessio Manega)
Venedigen Rhapsody, ovvero rapsodia veneta, è un brano che fonde tradizione e contemporaneità, dal Hungarian Rock di Ligeti agli Emerson Lake and Palmer, per il suo carattere percussivo e ossessivo, fino alla tradizione operistica italiana del Seicento, in particolar modo nelle sezioni lente dette anche recitativi.
Si approda poi nella sezione finale, che si ispira alla musica Djent, genere musicale molto in voga nell'ultima decade, costituito da un aspetto ritmico di derivazione indiana detto Konnakol.

Alessio Manega



Angelica Selmo, dopo aver concluso gli studi pianistici con R. Zadra con la votazione di 110/110 e lode, si è dedicata allo studio del clavicembalo sotto la guida di P. Marisaldi, diplomandosi nel 2014 con 10, lode e menzione di merito, presso il conservatorio di Vicenza. Si è perfezionata successivamente con L Guglielmi, ottenendo nel 2018 un Master’s Degree in Interpretazione della musica antica presso l'Esmuc di Barcellona. Ha studiato basso continuo con N. Reniero.
Come solista, nel 2012 ha vinto il prestigioso Premio delle Arti indetto dal MIUR, ha ottenuto il 1° premio ai concorsi Acqui e Terzo Musica (2013), Fatima Terzo (2014), il 2° premio alla Newtracks@FBAS Competition (2020) organizzata dal Festival Barocco Alessandro Stradella. Ha tenuto recital solistici per importanti stagioni di musica antica tra le quali Antonio il Verso (Palermo), Pavia Barocca, Settimane Barocche di Brescia, Festival Cusiano di Musica Antica (Orta), Le Vie del Barocco (Savona). Nel 2015 in occasione del Made Expo Milano, ha suonato un clavicembalo FratelliLeita, inaugurando così il primo strumento musicale ecosostenibile certificato Pefc. E' tornata ad esibirsi sullo stesso strumento per Expo Milano 2015.
Affianca all'attività solistica quella in ensemble, suonando in spazi quali Teatro Bibiena di Mantova, Herkulessaal di Monaco di Baviera, Palazzo Ducale di Genova, Palazzo Ducale di Mantova, Cattedrale di Pisa, Duomo di Monreale. Nel 2018 ha vinto l’audizione come clavicembalista dell'Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, con cui tiene concerti in Italia e all’estero, alcuni trasmessi dalla RAI, sotto la direzione di ospiti internazionali come H. Albrecht, M. Mariotti, T.Pinnock, K. Nagano. Con il Collegium Pro Musica diretto da
S. Bagliano ha tenuto concerti in Italia, Albania, Austria e Svizzera per prestigiosi festival nazionali ed internazionali tra i quali Monteverdi Festival (Mantova), L'orecchio di Giano (Roma), Haltburner Schlosskonzerte (Austria). Dal 2015 collabora con il mandolinista e compositore L. Forslund, con cui ha tenuto numerosi concerti per la rassegna svedese Vivaldi Festival.
Nel 2020 ha registrato per Stradivarius l’opera clavicembalistica di P. Royer, riscuotendo un importante successo di critica (disco premiato con 5 stelle da Musica, Amadeus e dalla rivista inglese Choir & Organ). Il disco è stato presentato su Radio RAI 3 (Primo Movimento), Radio Classica, Radio della Svizzera Italiana. Sempre del 2020, per Brilliant Classics, la registrazione delle Sonate di J.E. Galliard per flauto dolce e basso continuo, in duo con Fabiano Martignago. Attualmente è impegnata nella registrazione per l'etichetta Stradivarius di inediti per clavicembalo solo scritti da compositori emergenti (A. Manega, A. Toffolo, E. Dadone).

Venerdì 17 Maggio 2024
ore 18.00
Chiesa di S. Domenico - Conservatorio "A. Pedrollo"
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