Conservatorio di Musica di Vicenza “Arrigo Pedrollo”
Istituto Superiore di Studi Musicali

Concerti ed eventi

I MARTEDÌ AL CONSERVATORIO
Martedì 15 Febbraio - ore 18:00
Duo Violino e Pianoforte

DUO VIOLINO E PIANOFORTE

Stefano Antonello violino
David Peroni pianoforte


CÉSAR FRANCK (1822-1890)
Sonata in La magg. per violino e pianoforte
Allegretto molto moderato
Allegro
Recitativo - Fantasia
Allegretto poco mosso

EUGÈNE YSAŸE (1858-1931)
2 Mazurkas de Salon

PABLO DE SARASATE (1844-1908)
Habanera

ASTOR PIAZZOLLA (1921-1992)
Le grand Tango


Quando ho immaginato il programma da concerto di questa sera c’erano due pezzi che mi interessava
suonare, la Sonata di Franck e il Gran Tango di Piazzolla. Ma come legare questi due brani con una
qualche logica, un filo conduttore? Non che questo sia obbligatorio in una serata di musica, l’importante
è che l’esecuzione sia di buon livello (chissà se sarà così questa sera…) ma ritengo che se c’è anche
un’idea di fondo, l’esecuzione diventa più interessante. Mi sono quindi ispirato a una trasmissione
radiofonica, “Sei gradi”, che tramite dei collegamenti anche bizzarri o inaspettati spazia da un genere di
musica all’altro. La trasmissione a sua volta è ispirata ad un’idea secondo la quale nel mondo moderno
chiunque, tramite una catena di conoscenze di massimo sei persone (io conosco un tale che a sua volta
conosce un altro ecc.) potrebbe arrivare a entrare in contatto con qualsiasi altro abitante della Terra, che
sia il Presidente degli Stati Uniti o un indio di una tribù dell’Amazzonia. Ma torniamo al programma…
La splendida Sonata per violino e pianoforte di César Franck fu composta nel 1886, nell’ultimo
decennio di vita del compositore, che durante la sua esistenza fu più noto come organista e abilissimo
improvvisatore che come autore di musica. La Sonata, scritta in stile romantico, con influssi dalla
musica tedesca, che stava allargando sempre più i confini dell’armonia grazie all’utilizzo sempre più
ampio del cromatismo, è in forma ciclica, secondo un’idea che circolava già da un decennio tra i
compositori francesi. Ciò vuol dire che sebbene essa sia divisa in quattro movimenti, negli ultimi due
movimenti ricompaiono dei temi già sviluppati in precedenza, con lo scopo di dare unità e coesione al
brano. Il tutto viene elaborato e trattato in modo assolutamente originale.
Conosciamo con certezza la data della composizione anche perché essa venne offerta come dono di
nozze al celebre violinista Eugène Ysaye, anch’egli belga. Continueremo perciò il programma con due
sue Mazurche. Esse fanno parte della produzione giovanile del grande violinista-compositore, destinate
all’esecuzione salottiera, senza grandi pretese di raggiungere livelli musicali di profondo spessore,
mentre rappresentano invece un discreto impegno per l’esecutore. Si capisce che chi scrive conosce a
fondo il proprio strumento, ed ha anche delle idee interessanti per mescolare tecnica ed espressività. Ma
sicuramente chi conosce le Sei Sonate per violino solo di Ysaye, caposaldo della musica violinistica del
ventesimo secolo potrà apprezzare il percorso di maturazione in fatto di linguaggio, di questo grande
personaggio.
Poiché che le Mazurche, di cui la musica classica si è impossessata, sono ispirate a una danza popolare,
proseguiamo con un’altra danza, una Habanera, che prende il nome dalla città dell’Avana, anche se
questa è stata scritta da un violinista spagnolo. Grande virtuoso della seconda metà dell’Ottocento,
Pablo De Sarasate compose numerosi brani per violino e pianoforte o violino e orchestra, per lo più in
stile spagnolo, anche se si avventurò in ambiti nazionali differenti, sempre con l’intento di mettere in
risalto le peculiarità del suo strumento e la propria bravura. L’Habanera si caratterizza per un ritmo
particolare, in cui si alternano terzine e duine (ai ragazzini per insegnare questo ritmo si suggeriscono
come esempio i nomi delle città, come RI-MI-NI BA-RI); c’è una Habanera famosissima nell’opera
Carmen di Georges Bizet.
La collocazione geografica, il continente americano, ci lega all’ultimo brano in programma, il Gran
Tango di Astor Piazzolla. Sappiamo che Piazzolla fece del Tango la sua cifra stilistica per tutta la vita.
In ciò fu incoraggiato da Nadia Boulanger, celebre insegnante parigina presso la quale si era recato per
migliorare la sua tecnica compositiva, fino ad allora poco “accademica”. Al termine degli studi però la
Boulanger lo convinse che la sua strada era quella di innestarsi nelle sue origini musicali, rivitalizzando
e portando a livelli più elevati un genere nato nelle periferie di Buenos Aires, il Tango per l’appunto.
Piazzolla per nostra fortuna seguì il consiglio, e ci ha lasciato pagine di grande bellezza, sia per il suo
strumento, il bandoneon, che per altri organici. Il Gran Tango è stato scritto per violoncello e pianoforte,
ma a Piazzolla, in controtendenza rispetto alla quasi totalità dei compositori moderni, non dispiaceva la
trasposizione dei suoi pezzi con altri strumenti, per cui ci sentiamo in qualche modo “autorizzati” a
proporvene una versione col violino.

Stefano Antonello


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Venerdì 17 Maggio 2024
ore 18.00
Chiesa di S. Domenico - Conservatorio "A. Pedrollo"
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